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La salita del COL NUDO

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L'A27 che sale velocemente alle vette dolomitiche ce lo concede solo qualche attimo, in uno scorcio luminoso tra una galleria e l'altra: è il Col Nudo, il Signore dell'Alpàgo, montagna distinta ed imponente ben oltre i suoi 2471 m, profilo inconfondibile e caro a chi ama questa valle e la tranquilla solitudine dei suoi monti. La principale e più settentrionale vetta dell'omonimo Gruppo non è affatto una cima banale: ogni versante ha un aspetto diverso ed assume un diverso nome...  i Lastiei nell'Alpàgo, Col Briè ad Erto, Mont Magor a Claut, Croda Magor a Barcis.  I boschi di faggi e larici ai suoi piedi esaltano la possente struttura di roccia, di un calcare diverso da quello di qualsiasi altro gruppo dolomitico e che le fa assumere in sommità un aspetto lunare. Il massiccio è costituito da varie cime che si elevano sulla lunga ed arcuata cresta principale, maestosamente aperta a sud sul Venal di Montanes e l'Alpago e quasi per intero percorsa dalla bellissima, impegnativa  e ormai dimenticata altavia N.7. Ma basta volgere lo sguardo a nord e poi in basso dalla Vetta o dall’anticima Nord per capire cosa attirò Miotto e Saviane da queste parti nel lontano 1981: il “Sassetto”-così lo apostrofò irrispettosamente Miotto scrutandolo da Erto, complice Mauro Corona-   precipita con ardite pareti strapiombanti nei versanti che guardano la Val Vajont e la Val Cellina. E furono solo forza selvatica e classe a permetter loro di aprire, con qualche imprecazione e quattro bivacchi in parete, la Nord-est alla Cima Lastei e soprattutto la Diretta Nord all’Anticima per il Gran Diedro.
Noi, più modestamente, vi proponiamo la tranquilla ascensione al Magor (è il nome che preferiamo) da Sud, risalendo il vallone chiamato Venàl di Montanès. La vista dalla vetta, nubi permettendo, spazia libera dalle Alpi Giulie alle Dolomiti, dalle Prealpi Trevigiane alla Pianura e poi giù nell’incantevole Alpàgo costellato di borghi e nel blu del suo lago. Vicina, verso sud, si distende l’intera cresta dei Monti Alpagòti: lo sguardo scivola oltre le Roccie Bianche, il Crep Nudo, il Capel Grande, il Venal, l’Antander, il Messer, giù fino all’estremità meridionale del Cavallo. Ma è dalla Cima della Busa di Valars, la più alta delle tre vette del  Teverone di rimpetto,  che si gode la vista più bella sul Magor e sull’intero Gruppo, ed è  là sopra che ci si sente veramente un Re. Questa però è un’altra storia...
(Salendo, fate attenzione a dove mettete i piedi: gli s'cios del Magor sono nostri amici!) 

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CASERA STABALI’  1049 m  –   CIMA COL NUDO 2471 m
Per il Venàl di Montanès , il Passo Valbòna e la cresta sud (via comune)

Punto di partenza: casera Stabilì (1049 m) all’inizio del Venàl di Montanès
Dislivello: 1422 m in salita e in discesa
Tempo complessivo: 7 ore circa
Difficoltà: ascensione lunga e faticosa per escursionisti esperti che richiede molta attenzione nel tratto finale di cresta che presenta un punto sottile ed esposto
Segnaletica: sentiero con segnavia CAI 965 e Alta Via n.6 fino a Passo Valbòna, poi bolli rossi

Relazione tecnica:
Alla casera Stabilì si arriva in auto dalla frazione di Montanès, cui si proviene da Chies d’Alpàgo per rotabile. Dalla casera, lasciata l’auto, si sale per una carrareccia dissestata e sassosa in forte pendenza a casera Scalèt Bassa (1169 m, non accessibile e diroccata, acqua nei pressi). Si prosegue poi per sentiero passando accanto ad un monumento ai Caduti Alpini di Pieve d’Alpago (nella radura gironzola il Parnassus Apollo); passato il greto del torrente, si sale per l’opposta boscaglia ripidamente seguendo i segnavia fino ad uscirne nei pressi dei ruderi di casera Scalèt Alta (1590 m), alla base di un’alta fascia di rocce con caratteristico antro che offre modesto riparo.  A sinistra i segnavia portano a forcella della Lastra mentre a destra altri segnavia portano alla forcella Bassa dietro il Teverone ed alla ferrata Costacurta (a tutt’oggi vietata dalle autorità per la cedevolezza del terreno e l’insicurezza degli infissi). Proseguendo invece diritti, a ridosso della fascia rocciosa che resta sulla destra, ed evitando vasti lastroni affioranti scolpiti da scanalature parallele, si va ad aggirare a nord il Col de Piero, caratteristico dente che sorge nell’alto Venàl. Procedendo poi verso est si vanno ad incrociare i segnavia dell’Alta Via n.7 provenienti dal Cimon de le Basilighe. Si prosegue per macchie erbose, lastroni e ghiaie fin sotto la parete della cima della Pala di Castello che si segue salendo verso sinistra fino a raggiungere il passo di Valbòna (2123 m), importante valico fin dall’antichità  tra l’Alpàgo e la Val Cellina  con splendida vista sulla sottostante boscosa Val Chialedina e sulla parete nord del Crep Nudo.
Si sale poi direttamente, fra verdi pascoli e rocce affioranti, la larga dorsale sud di Cima Lastèi fino a raggiungerne la sommità 2442 m; si segue quindi la cresta che piega a nord-ovest in leggera discesa e che presenta un passaggio sottile ed esposto (attenzione!). Proseguendo poi in leggera salita si perviene alla cima principale del Col Nudo 2471 m (croce e libro di vetta). Data la posizione isolata, il panorama all’intorno è vastissimo e a giro di orizzonte; in particolare evidenza tutta la cerchia dei Monti dell’Alpago, la Val Cellina, la Val Belluna e verso nord le Dolomiti.
Portandosi per cresta fino all’Anticima Nord si può effettuare l’intera traversata della cima e scendere per ghiaie dal versante sud  passando poi sotto le rocce del monte dove nel 1995 è stato adattato un piccolo bivacco ricavato in un antro scavato nella roccia, che può offrire un ricovero di fortuna; proseguendo si ritorna al passo di Valbona, quindi per l’itinerario di salita si ritorna al punto di partenza.
Cartografia: Editrice Tabacco foglio 012
Bibliografia: “Monti dell’Alpago” di R.Bettiolo, Nuove Edizioni Dolomiti – Pieve d’Alpago 1993.
“Dolomiti Orientali Vol.II” di A. e C. Berti Ed. C.A.I.- T.CI. –  Milano 1982.
“Escursioni. Alpago e Cansiglio” di Letizia De Martin e Carlo Rubini, Ed.Cierre –  Verona 2001.

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