MARMOLADA – PUNTA PENIA
IN CIMA ALLA REGINA DELLE DOLOMITI

Montagna superba la Marmolada che guarda tutte le altre Dolomiti dall’alto: con i suoi 3342 metri è la più alta di tutte. Purtroppo questa sua notorietà le ha portato con gli anni orde di turisti e sciatori della domenica che brulicano sul suo versante nord grazie anche agli impianti di risalita, il più discutibile dei quali è senz’altro quello che porta a quasi tremila metri nel versante di Rocca. Bisogna però aggiungere che il suo ghiacciaio, seppur anch’esso in netta ritirata, è il più vasto delle Dolomiti, anzi si potrebbe definire l’unico vero ghiacciaio degno di questo nome, dal momento che quelli dell’Antelao e della Fradusta sono praticamente scomparsi. Quindi ci siamo chiesti perché non salire in cima alla Regina delle nostre amate montagne dolomitiche proprio per il ghiacciaio prima che sia troppo tardi? Ed eccoci allora affrontare questa grande montagna con piccozza e ramponi, in una bellissima giornata tersa di fine agosto che ci ha regalato un panorama memorabile ed un’esperienza davvero unica!
Pian dei Fiacconi 2625 m. – Punta Penìa 3342 m. (via normale per il ghiacciaio nord)
Punto di partenza: Rif. Pian dei Fiacconi a 2625 m. staz. a monte della bidonvia
che sale dal Lago di Fedaia
Dislivello: 720 m circa
Tempo complessivo: ore 5:00 circa tra andata e ritorno
Difficoltà: PD- (ghiacciaio poco ripido solitamente con traccia ben evidente, presenza di crepacci), EEA il tratto su roccia per la presenza di un cavo d’acciaio installato in anni recenti
Attrezzatura: piccozza, ramponi e kit da ferrata
Cartografia: Editrice Tabacco foglio 015
Relazione tecnica:
Dalla stazione a monte della bidonvia che parte da Passo Fedaia si passa per il rifugio Al Ghiacciaio, da qui si seguono le numerose tracce che, senza percorso obbligato, attraversano le rocce levigate lasciate scoperte dalla ritirata dei ghiacci, fino a raggiungere il ghiacciaio. Calzati i ramponi e legati in cordata, si risale verso sud il ghiacciaio per tracce sempre ben evidenti, ci si addentra dunque nel vallone compreso tra il dosso nevoso della Punta Rocca a sinistra e la rocciosa cresta nord che scende dalla Punta Penìa a destra. Giunti nella conca superiore si piega decisamente a destra in direzione delle rocce del ripido fianco della cresta nord, per farlo si aggirano alcuni crepacci che, soprattutto in tarda estate, si fanno più evidenti. Ad una quota di circa 3100 m si attaccano le rocce per dei camini e delle fessure oblique. Sarebbero tratti di I grado che però sono stati recentemente attrezzati con un continuo cavo di acciaio fissato alla parete con dei fittoni, al quale conviene assicurarsi. Raggiunto il dosso nevoso della cresta, detto anche “schena del mul”, si calzano nuovamente i ramponi e si percorre la ripida rampa, infida se con ghiaccio vivo, che porta alla panoramicissima vetta ove troviamo, oltre alla grande croce, la capanna Punta Penìa, un piccolo rifugio gestito solo nel periodo estivo da guide alpine.
Il ritorno avviene per il medesimo itinerario di salita.
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Punto di partenza: Rif. Pian dei Fiacconi a 2625 m. staz. a monte della bidonvia
che sale dal Lago di Fedaia
Dislivello: 720 m circa
Tempo complessivo: ore 5:00 circa tra andata e ritorno
Difficoltà: PD- (ghiacciaio poco ripido solitamente con traccia ben evidente, presenza di crepacci), EEA il tratto su roccia per la presenza di un cavo d’acciaio installato in anni recenti
Attrezzatura: piccozza, ramponi e kit da ferrata
Cartografia: Editrice Tabacco foglio 015
Relazione tecnica:
Dalla stazione a monte della bidonvia che parte da Passo Fedaia si passa per il rifugio Al Ghiacciaio, da qui si seguono le numerose tracce che, senza percorso obbligato, attraversano le rocce levigate lasciate scoperte dalla ritirata dei ghiacci, fino a raggiungere il ghiacciaio. Calzati i ramponi e legati in cordata, si risale verso sud il ghiacciaio per tracce sempre ben evidenti, ci si addentra dunque nel vallone compreso tra il dosso nevoso della Punta Rocca a sinistra e la rocciosa cresta nord che scende dalla Punta Penìa a destra. Giunti nella conca superiore si piega decisamente a destra in direzione delle rocce del ripido fianco della cresta nord, per farlo si aggirano alcuni crepacci che, soprattutto in tarda estate, si fanno più evidenti. Ad una quota di circa 3100 m si attaccano le rocce per dei camini e delle fessure oblique. Sarebbero tratti di I grado che però sono stati recentemente attrezzati con un continuo cavo di acciaio fissato alla parete con dei fittoni, al quale conviene assicurarsi. Raggiunto il dosso nevoso della cresta, detto anche “schena del mul”, si calzano nuovamente i ramponi e si percorre la ripida rampa, infida se con ghiaccio vivo, che porta alla panoramicissima vetta ove troviamo, oltre alla grande croce, la capanna Punta Penìa, un piccolo rifugio gestito solo nel periodo estivo da guide alpine.
Il ritorno avviene per il medesimo itinerario di salita.
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