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MONTE PELMO
In cima al più bel trono del mondo !

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Assieme alla Civetta e all’Antelao forma una trilogia dolomitica di ineguagliabile bellezza: cime ben oltre i tremila metri che svettano su tutte le altre per magnificenza ed eleganza. Tre grandi montagne che meritano tutte una salita almeno una volta nella vita. Delle tre senz’altro il Pelmo è quella più particolare per la sua strana forma che la fa sembrare un enorme trono: “el caregon del Padreterno” appunto, come spesso viene chiamato. La chiave per affrontarlo sta tutta in quella famosa cengia che deve il nome al suo primo salitore: John Ball, era il 1857. Una cornice lunga circa un chilometro e larga non più di 30/40 centimetri in alcuni tratti che percorre la parete est della nostra montagna ad una quota costante di circa 2200 m. Esposta ed aerea ma, se affrontata con la giusta concentrazione, ci si accorge, soprattutto nel ripeterla al ritorno, che non è poi così terribile. Sembra quasi una chiave d’accesso ad un viaggio nel tempo delle ere geologiche. Difatti, usciti dalla cengia, si entra nel grande vallone orientale (il Valon) tra la spalla sud e la spalla est e si sale per una traccia di sentiero certamente più tranquilla, attorniati da enormi pareti dove chiari sono i segni delle stratificazioni rocciose:  e pensare che qui milioni di anni fa vi era il mare… 

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Rifugio Venezia 1946 m - Monte Pelmo 3168 m per la cengia di Ball (via comune)

Punto di partenza: Rifugio Venezia a quota 1946 m
Dislivello: 1222 m  circa
Tempo complessivo: ore 6:00 circa
Difficoltà: A (I-II sulla cengia di Ball)
Segnaletica: sentiero con segnavia CAI n.480 per circa 20 minuti dal rifugio, poi traccia con qualche ometto per l’attacco della cengia, in seguito sentiero non segnato ma marcato sempre da qualche ometto fino in cima. 

Relazione tecnica: 
Dal rifugio Venezia (raggiungibile da Zoppè di Cadore in circa 2 ore), si sale per il sentiero n.480 fino alla base della parete. Di qui si stacca una traccia, e una iscrizione sulla roccia indica l’attacco della via normale. Si superano alcune placche per facili roccette (I grado) fino a raggiungere l’inizio della stretta cengia di Ball. La si percorre verso sinistra rimanendo sempre esposti su alte pareti per circa 900 metri e attraversando tre rientramenti in corrispondenza di tre canalini. Si incontra qualche gradino molto esposto come nel primo passaggio delicato denominato “passo dello stemma” (per via di una targa commemorativa infissa sulla roccia) dove ci si aiuta anche con uno spezzone di corda lasciato in loco di cui bisogna valutarne l’affidabilità. L’ultima rientranza della cengia corrisponde al famoso “passo del gatto” che si supera o strisciando carponi oppure tenendosi all’esterno su roccia un po’ lisciata (II grado, chiodi). Qui noi abbiamo incontrato un buon spezzone di corda dove ci siamo assicurati. Alla fine della lunga cengia ci si dirige verso destra nel gran vallone detritico compreso fra le due spalle del Pelmo. Lo si rimonta per ripide ghiaie fino a raggiungere più sopra dei gradini rocciosi (qualche passo di I grado) oltre i quali vi è un pianoro dove si trova il nevaio superiore (il cosifdetto Vant, che un tempo era un piccolo ghiacciaio). Lo si attraversa obliquamente verso sinistra portandosi sul crestone occidentale. Da qui per cresta, superando un delicato salto agevolato da uno spezzone di corda, si sale direttamente sulla panoramicissima vetta. Il ritorno avviene per il medesimo itinerario. 

Cartografia:  Editrice Tabacco foglio 025.

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